SULMONA – Fanno sul serio e minacciano una vera e propria rivolta se non sarà implementato a stretto giro l’organico della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di massima sicurezza. Al momento solo 9 agenti sono stati assegnati a Sulmona nell’imminenza dell’apertura di un nuovo padiglione che ospiterà altri 200 detenuti. “Pensare di aprire un padiglione con l’integrazione di sole 9 unità è un insulto all’intelligenza delle OO.SS. stesse e, soprattutto, di coloro i quali, attualmente in servizio presso il carcere di Sulmona, saranno chiamati a compensare l’inevitabile sfacelo che ne deriverà qualora non si rivedesse in positivo il rilancio della proposta avanzata- si legge in una nota -. Del tutto inapplicate sarebbero inoltre, secondo i sindacati peligni, le indicazioni fornite dalla competente direzione generale del Personale e delle Risorse laddove nella ridistribuzione degli organici si debba tener conto della presenza di circuiti alta sicurezza, ovvero apertura di nuovi padiglioni. Due variabili dominanti nella strutturazione attuale del carcere peligno”. I sindacati considerano di primaria importanza, per la ridistribuzione degli organici la propedeuticità derivante dalla necessità di adeguare la pianta organica dell’istituto di Sulmona a quella di realtà a totale vocazione ad alta sicurezza. “Vocazione – continua la nota – che non va riferita, quindi, al solo nuovo padiglione ma alla totale impostazione alta sicurezza data sin dal 2013 al penitenziario in questione. Un adeguamento che dovrà tener quindi conto di ulteriori 200 detenuti ad alta sicurezza, in una realtà che ne conta già 400”. Senza questa procedura, secondo i sindacalisti locali, non potrà, ne dovrà seguire alcuna determinazione in merito all’assegnazione del personale oggetto della contrattazione del 31 marzo. Non è mancato, infine, l’invito rivolto ai vertici dell’amministrazione a rendersi garanti delle promesse fatte il 26 gennaio scorso, dall’allora capo del Dipartimento Bernardo Petralia ed il cui contenuto non può che fare parte del passaggio di consegne caratterizzante l’avvicendamento appena materializzatisi. “Va da sé – concludono i sindacati – che qualora nella contrattazione del 31 marzo 2022, che dovrà dipanare la delicatissima incombenza, dovessero non essere rispettati i requisiti in tale missiva evidenziati, si procederà all’attivazione di una fase conflittuale che ergerà le scriventi a paladini di una politica imperniata alla non apertura del nuovo padiglione”.