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SULMONA – Revocato l’obbligo di firma per l’agente di polizia penitenziaria di 53 anni, M.D.S., imputato per aver introdotto tre micro cellulari in cella, destinati verosimilmente ai detenuti del carcere di massima sicurezza di Sulmona. Il poliziotto era stato rimesso in libertà lo scorso 5 agosto in attesa dell’udienza in camera di consiglio che si è celebrata questa mattina nel corso della quale si è proceduto con un rinvio per questioni procedurali al prossimo 11 gennaio. Il suo avvocato, Alessandro Margiotta, ha presentato richiesta di patteggiamento o di rito alternativo. Nel frattempo l’agente è stato sospeso in via cautelare dal posto di lavoro in attesa delle determinazioni del giudice. L’inchiesta era scattata il 25 ottobre dello scorso anno quando un detenuto, sorpreso con tre cellulari in cella senza scheda, aggredì cinque agenti mandandoli in ospedale. In quel periodo furono sequestrati una ventina di telefoni dietro le sbarre. Molti sarebbero arrivati anche tramite droni. Dal Palazzo di Giustizia avevano quindi disposto accurate perquisizioni, eseguite dal personale penitenziario, che portarono a rinvenire tre micro cellulari in dotazione al 53 enne più uno di sua proprietà. L’agente, rientrato dalla malattia, si era giustificato spiegando di aver portato quei telefoni per sbaglio, ovvero di averli dimenticati in tasca dopo averli acquistati a Napoli a prezzo modico, per poi rivenderli ad amici e colleghi. Inoltre la difesa dell’uomo, che aveva ottenuto la scarcerazione dal Tribunale del Riesame, aveva spiegato che non vi sarebbe prova alcuna sulla destinazione di quei micro telefoni. Una versione che la Procura non ha ritenuto credibile tanto da chiedere e ottenere il giudizio.

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