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A man looks at a clock with a sign reading "This week-end switch to the winter time" in Godewaersvelde on October 26, 2013 ahead of the daylight saving time clock change ealry tomorrow. AFP PHOTO / PHILIPPE HUGUEN (Photo credit should read PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)

SULMONA – Arrivare puntuali a un appuntamento con i mille impegni da assolvere nel corso della giornata sembra di questi tempi una vera e propria impresa. Dalla raccolta di opinioni condotta da Onda Tg la maggior parte degli intervistati non ama arrivare tardi né agli incontri occasionali e né tantomeno a quelli canonici. In pochi hanno confessato di essere predisposti ad arrivare in ritardo, solo un intervistato rientra nella categoria dei cosiddetti anticipatari. Normalmente si dice che la puntualità è il primo biglietto da visita della persona ma le abitudini e gli stili di vita dipendono anche dal carattere e dal vissuto personale. E’ la psicologa Antonella Di Mattia ad accompagnarci nella nostra inchiesta. L’esperta rileva che “chi ha ricevuto un’educazione rigida e dei genitori autoritari ed iperprotettivi probabilmente sarà un ritardatario cronico poiché rifiuterà ogni tipo di regola, anche la puntualità. Di contro, «chi viene cresciuto da genitori capaci di trasmettere il rispetto delle regole e degli altri, difficilmente da adulto farà attendere qualcuno». “Dietro la persona puntuale spesso si cela semplicemente una personalità equilibrata, conscia del significato del rispetto per il prossimo e con una buona organizzazione degli eventi dinamici della propria giornata. Diverso il discorso sui soggetti “anticipatori”: tendenzialmente racchiudono in loro elementi di insicurezza ed ansia”- fa notare la Di Mattia. Dietro a chi arriva tardi molto spesso non si nasconde un disagio psicologico. Oltre al ritardatario involontario, vittima di contingenze esterne, ritardi imprevedibili e indipendenti da sé, la psicologa spiega che ci sono almeno altri tre tipi di ritardatari: quello impegnato e ottimista che corre dietro al tempo per sbrigare più cose possibili e che a fine giornata resta comunque sempre soddisfatto di ciò che è riuscito a fare, il ritardatario in perenne lotta contro il tempo con un carattere forte e competitivo e quello cronico, concentrato essenzialmente sui suoi bisogni. Tranne alcune eccezioni, efficienza e ottimismo, insomma, il “ben fare” è il fattore principale di ritardo. Pare proprio che a volte valga la pena non aver cura dell’orologio.

Andrea D’Aurelio

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