banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner

SULMONA. La strada è troppo stretta e i tavoli dell’osteria finiscono vicino ai bagni delle abitazioni. Accade in vico Del Vecchio, traversa di corso Ovidio, nel pieno centro storico sulmonese dove diventa sempre più difficile calmierare le esigenze di imprenditori e commercianti. L’altro giorno, nel vicolo che si trova a pochi metri dal “Vaschione”, storica fontana monumentale, è apparso un cartello di protesta, affisso da una donna che vive in un paese della Valle Peligna ma che ha casa anche in vico Del Vecchio. “Cari avventori buonasera”- è scritto nel cartello goliardico- “voglio comunicarvi che dietro queste finestre insistono i bagni del mio appartamento. Chiedo di scusarci in caso di cattivi odori e/o rumori. Abbiamo il diritto di usare i servizi igienici come tutti gli umani”. La protesta singolare, che rende l’idea sul clima che si respira nella stradina, non è passata inosservata. Un vero e proprio imbarazzo per i clienti dell’attività e per gli inquilini dell’appartamento. Un problema, quello della stretta planimetria di vico Del Vecchio, che era venuto fuori lo scorso autunno quando la proprietaria del locale, che aveva ricevuto il via libera dal Suap per una concessione quinquennale, si era vista poi annunciare il diniego perché non c’era la distanza di due metri tra i tavolini e il passaggio delle auto. Vicenda incancrenita anche da una diatriba di vicinato, culminata con due esposti. “Non siamo contrari a nessuna forma di iniziativa che porti movimento. Chiediamo solo di essere presi in considerazione”- commentano gli abitanti del quartiere sul quotidiano Il Centro. Inizialmente il Comune aveva deciso di pedonalizzare una parte della strada. Poi, per venire incontro alle varie esigenze, sono state ampliate le distanze per il posizionamento dei tavoli: trenta metri dall’ingresso dell’attività. “C’è un problema”- ammette il vice sindaco, Sergio Berardi- “il centro storico è il luogo delle contraddizioni anche perchè ci sono una serie di regole che non possono essere del tutto rispettate, come ad esempio la distanza degli edifici che in quella zona è inferiore rispetto ai requisiti richiesti. Siamo di fronte ad uno di quei temi dove non c’è soluzione. In varie condizioni una delle due posizioni sarà sempre compressa, quella del residente o del gestore. Serve buon senso per una convivenza più pacifica possibile”.

Lascia un commento