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I dipendenti della Tecnocall non si fermano e scrivono una lettera a Giorgia Meloni: “Siamo donne e uomini, cittadine e cittadini della Città dell’Aquila, parte del collegio elettorale che ha visto la Sua elezione in Parlamento nelle Elezioni Politiche del settembre 2022. Siamo lavoratrici e lavoratori che a brevissimo vivranno uno dei drammi occupazionali del Paese. Siamo circa cento lavoratrici e lavoratori, cento famiglie che da qui a breve tempo potrebbero ritrovarsi vittime non di una crisi di impresa dettata da scelte imprenditoriali, bensì della perdita del nostro lavoro per effetto delle novità normative adottate per il passaggio del Mercato Tutelato dell’energia al Mercato Libero, anche in ossequio a precise determinazioni della normativa comunitaria. Siamo dipendenti della Società Tecnocall che, nel sito aquilano, gestisce per conto di Acea parte del mercato tutelato dell’energia. La complessa vicenda, non da oggi, turba la nostra ordinaria vita lavorativa. Nel corso della scorsa estate, tramite interlocuzioni con la politica locale, peraltro espressione del suo partito politico, eravamo state e stati tranquillizzati circa una continuità occupazionale dettata dal recepimento nel D. Legge 48 del 2023, dell’art.36 ter che ci garantiva nelle procedure di affidamento tramite gara dei servizi tutelati al mercato. In sostanza, una clausola sociale piena e rivendicabile. Purtroppo, tale salvaguardia non ha poi trovato conferma nel D. Legge 181 che ha previsto invece la cancellazione della citata clausola sociale per i lavoratori dei contact center del servizio della maggior tutela all’interno delle gare per il passaggio del servizio al mercato. Ci siamo mobilitate e mobilitati appena avuto i primi segnali. Abbiamo interessato il Consiglio Comunale dell’Aquila ed il Consiglio Regionale d’Abruzzo, entrambi hanno deliberato all’unanimità risoluzioni che impegnavano rispettivamente il Sindaco Pierluigi Biondi ed il Presidente Marco Marsilio ad adoperarsi ad una costruttiva interlocuzione con il Governo del Paese al fine di ricercare una positiva soluzione alla vicenda. Abbiamo ricercato attraverso le nostre rappresentanze sindacali territoriali e nazionali un confronto con il Ministero competente, ma anche in questo caso il risultato è stato nullo. Siamo quotidianamente impegnate ed impegnati a far vivere la nostra mobilitazione, a ricercare ascolto e visibilità, stiamo lottando mettendoci la faccia, il cuore ed anche quel poco del nostro reddito che ancora ci fa sentire persone attive e produttive. Abbiamo interloquito e ricevuto solidarietà dalla Curia, dal mondo dello sport, dalle attività commerciali, dalla cittadinanza tutta. E ancora, nella giornata dell’11 gennaio abbiamo interessato, nella riunione di insediamento, il Consiglio Provinciale dell’Aquila e anch’esso ha deliberato lo stesso ordine del giorno atto ad impegnare il Presidente Angelo Caruso per lo stesso obiettivo. Siamo ascoltati e compresi, ma abbiamo bisogno di atti concreti ed interlocuzioni fattive che generino una risoluzione della nostra vertenza occupazionale. Siamo disperati e disperate eravamo e siamo convinti e convinte che la politica locale possa aiutarci a ricercare una risposta, ora ci sentiamo abbandonate ed abbandonati al nostro triste destino. Abbiamo pertanto deciso di rivolgerci a Lei Presidente, nel Suo ruolo di massima autorità esecutiva del Paese e non ultimo quale espressione e rappresentante politico di questo nostro territorio, affinché Lei possa intervenire a ristabilire una norma di civiltà e dignità che garantisca a tutte e tutti noi la continuità lavorativa e salariale”.

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