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SULMONA – Lui sul banco degli imputati, accompagnato dagli agenti di polizia penitenziaria perché detenuto, incassa la pesante condanna. Lei seduta dall’altra parte, come persona offesa, che quella notte poteva rimetterci le penne, trova giustizia. In aula le lacrime a fare da cornice. Nel giorno di San Valentino, festa degli innamorati, davanti al Tribunale collegiale di Sulmona si chiude la vicenda del tentato femmincidio di via Montesanto. Tutto il contrario dell’amore. Perché ciò che fa paura non è amore come ha ricordato Linda, la donna che dedica la “festa” a tutte le coppie perché non entri mai la violenza nell’amore e qualora avvenga sia subito captata. D’altronde l’amore aggiunge e non toglie. Una tragedia sfiorata sul piano fisico ma non evitata dal punto di vista emotivo e sociale. Per quelle pugnalate inferte all’ex moglie il 53 enne di origine albanese è stato condannato alla pena di sedici anni di reclusione, maxi risarcimento da liquidare in separata sede con provvisionale di 85 Mila euro, interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, sospensione della potestà genitoriale e pagamento delle spese processuali. Il conto della giustizia arriva per la sfilza dei reati contestati: tentato omicidio, lesioni personali aggravate e detenzione illegale di arma. Reato, quest’ultimo, assolto perché il fatto non sussiste. È passata quindi la linea del Sostituto Procuratore, Stefano Iafolla. Prima della lettura del dispositivo da parte del Presidente del collegio, Pierfilippo Mazzagreco, c’è spazio anche per le dichiarazioni spontanee dell’imputato. “Chiedo scusa per il dolore che ho provocato a tutte le persone. Quella sera non so cosa mi è successo. Magari potessi tornare indietro”- ha detto l’albanese davanti ai giudici e alla sua ex moglie. Era il 29 luglio 2021 quando il 53 enne, all’epoca dei fatti in fase di separazione dalla vittima e per questo trasferitosi a vivere in un altro domicilio, aveva atteso la moglie sotto casa aggredendola con un pugnale da caccia e inferendole due fendenti. Il figlio maggiorenne della coppia, presente nella circostanza insieme ai due fratelli minori, è riuscito ad immobilizzare e disarmare il padre, rimanendo a sua volta ferito ad una mano nel corso della colluttazione che ne è seguita. Il tempestivo intervento della Volante non consentì all’uomo di portare a termine l’azione criminale posta in atto, disarmandolo immediatamente. Azione criminale chiaramente premeditata considerato anche il ritrovamento di una mannaia nell’auto di proprietà dell’aggressore nonché le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianze presenti in loco. Una vicenda che scosse l’intero quartiere tra urla, sangue e preoccupazione per la sorte della donna, ricoverata in prognosi riservata e sottoposta ad intervento chirurgico in via d’urgenza. Oggi la stessa, nel giorno di S. Valentino, ha trovato il coraggio di dare un nome a quella violenza, figlia di un approccio culturale pressocchè nullo. Non si può intende la donna come diritto di proprietà. L’amore è un’altra cosa.

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