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“Per troppo tempo i familiari delle vittime degli anni di piombo hanno dovuto subire l’umiliazione di vedere i carnefici dei propri cari trasformati in star da un circuito mediatico-culturale giustificazionista. Non è certo mettendo in carcere persone ormai avanti con l’età che si ripara agli errori di un tempo, agli appelli deliranti di sedicenti “intellettuali” e al brodo di coltura in cui certi personaggi hanno trovato connivenze e sostegno ma, almeno, si dà il senso di uno Stato che è in grado di garantire quei principi sacrosanti che sono il rispetto della legge e la certezza della pena”. E’ quanto sottolinea all’Adnkronos il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, all’indomani degli arresti degli ex terroristi italiani in Francia. Tra essi c’è anche l’aquilano Giorgio Pietrostefani, nato e cresciuto nel capoluogo abruzzese. Il padre, Stanislao, fu vice prefetto e la madre, Elisabetta, lavorava all’intendenza di Finanza. Lui lasciò L’AQUILA nel ’62 per trasferirsi a Pisa per gli studi di Ingegneria. Pietrostefani è stato il fondatore, con Adriano Sofri, di Lotta Continua, ed è stato condannato a 22 anni di carcere, come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi, nel 1972. Deve scontare 14 anni 2 mesi e 11 giorni di pena, ridotta da alcuni indulti. A L’AQUILA è tornato l’ultima volta nel ’98 per i funerali della madre, per i quali ottenne un permesso speciale dato che era detenuto a Pisa.

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