SULMONA – Disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone. E’ questa l’ipotesi di reato che viene contestata all’attuale Direttore Generale della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, Ferdinando Romano, che è stato iscritto sul registro degli indagati per le emissioni sonore degli impianti collocati nell’ospedale dell’Annunziata a Sulmona. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sul caso, dopo aver acquisito le risultanze degli esami svolti dall’Arta e dopo aver preso in carico l’esposto depositato dai residenti dell’area del nosocomio. Come atto dovuto il Manager, in qualità di legale rappresentante dell’azienda sanitaria, è finito sotto inchiesta. Contestualmente dall’ultimo piano del Palazzo di Giustizia hanno notificato alla persona offesa, un residente di via De Blasis, l’avviso di presentazione della querela per i reati procedibili d’ufficio prima della riforma Cartabia. Per addivenire ai successivi accertamenti i residenti dovranno tradurre in querela tutte le doglianze lamentate. L’inchiesta, a questo punto, fa più rumore dell’impianto. Il prossimo 21 marzo si aprirà il processo anche per l’ex Manager, Rinaldo Tordera, finito davanti al giudice per non aver impedito che le emissioni sonore dell’impianto di termoventilazione delle sale operatorie e del generatore superassero i limiti previsti nella normativa vigente. Il secondo filone dell’inchiesta è scattato dalle nuove segnalazioni che hanno portato l’Arta, su indicazione del servizio di prevenzione Asl, a svolgere gli esami fonometrici. Dalle analisi, eseguite lo scorso autunno, è emerso che “il rumore prodotto dagli impianti aeraulici dell’ospedale civile di Sulmona aveva provocato il superamento del limite differenziale a finestre aperte in periodo notturno”. Per questo il sindaco della città di Sulmona, con ordinanza numero 63, aveva disposto lo scorso 29 novembre nei confronti della Asl l’attivazione nell’immediato di “tutti gli accorgimenti necessari a limitare le emissioni rumorose, con particolare riguardo alle aree confinanti con le abitazioni”. L’azienda si è recentemente affidata ad un esperto per risolvere la problematica. Ma il caso è finito nuovamente sui banchi della giustizia, fermo restando la necessità della querela per la procedibilità del reato contestato.