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SULMONA – Ha atteso un’ora invano, nel piazzale del pronto soccorso, per essere triagiato e per accedere all’interno della struttura ospedaliera. Alla fine si è trovato nel posto giusto ma nel momento sbagliato. Per questo ha deciso di macinare chilometri ed arrivare fino a Popoli dove la prestazione sanitaria gli è stata erogata nel giro di venti minuti. Protagonista della vicenda è un giovane di Sulmona che l’altro giorno è stato costretto a ricorrere alle cure mediche del locale pronto soccorso dopo aver rimediato una ferita da taglio a seguito di un incidente domestico. Appena giunto in via Montesanto si è recato presso il pre-triage, la zona filtro, per sottoporsi al tampone ma in quel momento il pronto soccorso era oberato di lavoro nonchè a rischio esplosione, nel vero senso della parola. L’ambulanza ha trasportato i tre feriti dell’incidente di Introdacqua e nell’area grigia ben sette pazienti Covid si trovavano sotto osservazione. Senza contare tre codici rossi da osservare e trattare. Trascorsa circa un’ora dalla chiamata, nessun operatore sanitario era in grado di fornire risposte precise o rassicurazioni al giovane che doveva ancora essere preso in carico nella struttura con le operazioni di triage. “Sapevo che avrei dovuto attendere non avendo rimediato, per fortuna, una ferita grave. Ma se nessuno mi applica un codice come posso inserirmi nel sistema?”- si è chiesto il paziente del pronto soccorso che, visto l’andazzo, ha preferito spostarsi a Popoli dove i sanitari gli hanno applicato quattro punti di sutura. L’ennesimo caso che rende l’idea sul carico di lavoro e sulla carenza di personale che sta mettendo in ginocchio il pronto soccorso sulmonese tra i tempi diversi di diagnosi medica, oss dirottati nella vicina rianimazione e infermieri in affanno come è avvenuto l’altro giorno quando un’unità lavorava a servizio del 118, un’altra si trovava nel pre triage e un’altra ancora (sola) all’interno del pronto soccorso. Un’organizzazione interna che dovrebbe smuovere e pure in fretta i vertici dell’azienda sanitaria per evitare il collasso del sistema e degli operatori che, come se non bastasse, negli ultimi giorni si sono dovuti portare le mascherine da casa, in attesa della nuova fornitura.

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