SULMONA – È stata ricoverata in ospedale in seguito ad una rocambolesca caduta in strada ma il paese la dá per morta. Ha dell’incredibile la vicenda che è capitata ad una 70 enne residente in un centro peligno che l’altro giorno è stata dimessa dal locale nosocomio dell’Annunziata dopo la degenza che si è resa necessaria nel reparto di chirurgia. Il figlio della donna sta valutando di adire le vie legale per il procurato allarme che sarebbe stato installato nel quartiere e nella comunità dove madre e figlio vivono, seppur in condizioni non ottimali. L’anziana, la scorsa settimana, sarebbe caduta più volte in pubblica via, nei pressi del tabaccaio di quartiere per via di alcune problematiche di salute accusate in precedenza. Sul posto si è reso necessario l’intervento dell’ambulanza del 118 che ha trasportato la donna nel pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona dove le è stato diagnosticato un trauma cranio facciale da caduta accidentale. Da qui il ricovero nel reparto di chirurgia dove la 70 enne è stata ricoverata fino alle dimissioni. La settimana di assenza dal quartiere di residenza avrebbe comportato la diffusione di una catena di informazioni del tutto infondate e allarmanti, almeno secondo la prole che avrebbe già avuto un primo contatto con il suo legale per individuare i soggetti da segnalare all’autorità giudiziaria. La 70 enne, sembrerebbe anche attraverso la messaggistica di WhatsApp, era stata data per morta da conoscenti e non solo. La “versione paesana” della vicenda faceva riferimento ad un deprecabile atto di violenza del figlio nei confronti dell’anziana madre la quale, sempre secondo i racconti di piazza, sarebbe stata brutalmente picchiata, rimediando ecchimosi sul volto che avrebbero cagionato il decesso tanto da spingere la magistratura ad approfondire la questione con l’autopsia. Addirittura, sempre secondo tali versioni, il figlio avrebbe reso noto il decesso della madre, generando manifestazioni di cordoglio. Per un giorno e mezzo non si è parlato d’altro fino a scoprire che la 70 enne era degente in ospedale (quindi viva e vegeta) e si stava sottoponendo agli esami di controllo prima delle dimissioni. Quelle versioni distorte sono arrivate alle orecchie del figlio della donna che, seppur alle prese con alcune problematiche, ha respinto ogni addebito e sta valutando di andare fino in fondo alla vicenda. D’altronde nei mesi scorsi, in seguito ad un’ischemia, l’anziana era stata ricoverata nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Una brutta vicenda legata sicuramente alla condizione di disagio del nucleo familiare. Discussione e tensioni non sarebbero mancate come riferiscono gli addetti ai lavori ma da qui all’omicidio volontario ce ne passa. Forse sarebbe il caso di farsi carico di tali situazioni anziché additare, anche involontariamente, persone che si trovano in stato di difficoltà. Come accade in ogni comunità civile.