ANCONA. Ilaria Maiorano è morta per i colpi, ripetuti, di pugni e calci che le sono stati inferti mentre si trovava a casa. L’agonia, tra le botte e il decesso, sarebbe durata fino a dieci ore. Nessuna caduta dalle scale. Lo hanno sostenuto i medici legali della procura di Ancona, Mauro Presaresi e Francesco Paolo Busardò, chiamati a deporre nel corso del processo che è in corso davanti alla Corte di Assise, sul femminicidio di Ilaria Maiorano, originaria di Introdacqua, trovata morta l’11 ottobre 2022 nella sua abitazione di Padiglione di Osimo. Per quel delitto è finito in carcere il marito della donna, mamma di due bambine ancora minorenni, Tarik El Ghaddassi, 42 anni, marocchino. Nel corso dell’udienza hanno sfilato davanti ai giudici i periti di parte. Secondo i tecnici incaricati dal pm, che avevano svolto l’autopsia sul corpo di Ilaria, ad uccidere la donna è stato un concorso di choc emorragico, trauma cranico e soffocamento. I colpi inferti escludono corpi contundenti. La 41enne è stata massacrata di botte con calci e pugni. Sulle scale, su cui l’imputato ha sempre sostenuto che Ilaria sia caduta per poi rialzarsi e tornare a letto, non è stato trovato nemmeno una goccia di sangue. Anche per il consulente della difesa, il medico legale, Mariano Cingolani, la morte della donna è arrivata perché hanno concorso più meccanismi, tra cui il sangue finito nelle vie aree e la crudeltà dei calci e dei pugni. L’ipotesi della caduta dalle scale, sostenuta dal marito, secondo il perito è possibile ma solo per alcune delle tante lesioni riscontrate sul corpo della donna. In tribunale sono state mostrate le foto del corpo martoriato di Ilaria. Il marito, tradotto dal carcere di Montacuto dove è recluso, ha chiesto di uscire dall’aula. In tribunale c’erano anche il fratello e la mamma della vittima, entrambi originari della valle peligna. Il 42enne è accusato di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni. Inoltre, secondo il pm, aveva commesso il fatto durante l’esecuzione di una pena visto che era agli arresti domiciliari. Prossima udienza il 26 marzo, giorno in sui si saranno sentiti gli ultimi testimoni del femminicidio. Andrea D’Aurelio