SULMONA – “Porre in essere adeguate azioni al fine di tamponare le carenze rappresentate, per la tutela dei diritti della cittadinanza, delle lavoratrici e dei lavoratori che necessitano di strutture e condizioni che siano conformi a ciò che spetta loro di diritto”. Lo affermano in coro in una nota congiunta i rappresentati della Cgil Funzione Pubblica in merito all’annosa problematica che riguarda la palazzina De Chellis della Asl dove sono collocati gli uffici amministrativi. Una situazione paradossale, come denunciato da questa testata, che ora anche le sigle sindacali rappresentano all’azienda sanitaria affinchè si interrompa l’abitualità del disagio. Ad un anno esatto dalla prima segnalazione nulla è cambiato. “Le rigide temperature che tipicamente caratterizzano il periodo invernale, ripropongono l’annoso problema del riscaldamento degli ambienti”- si legga nella missiva- “ci risulta infatti che, anche a causa di una inadeguata programmazione di accensione dell’impianto, vengano registrate temperature assolutamente inidonee allo svolgimento di qualsivoglia tipo di attività lavorativa, raggiungendo addirittura, in alcuni casi, valori inferiori ai 15°-16°C.
Tali critiche condizioni costringono le lavoratrici ed i lavoratori tutti a ricorrere a mezzi propri per il riscaldamento (stufette, termoconvettori ecc.) e ciò comporta, di fatto, la conseguente interruzione di erogazione della corrente derivante, oltretutto, da un impianto elettrico tutt’altro che performante e non a norma di legge. La neve caduta copiosa durante lo scorso fine settimana, ancorchè ampiamente prevista, ha reso difficoltoso l’accesso agli uffici amministrativi per il personale dipendente e al CUP per l’utenza.
Analoghe situazioni di disagio e difficoltà di accesso sono state registrate in altre sedi aziendali presenti sul territorio, a dimostrazione dell’assenza di una pur minima programmazione e sintomo del disinteresse dei vertici e degli uffici preposti per l’intero territorio peligno”- tuona la Cgil ricordano che la Asl ha il “dovere di porre i propri dipendenti nelle più ottimali condizioni, in modo da poter svolgere l’attività lavorativa di pertinenza con massimo rendimento, nell’ottica del benessere psico-fisico delle lavoratrici e lavoratori e nel pieno rispetto dei vincoli in tema di sicurezza sul lavoro”. Il colmo per l’azienda sanitaria chiamata a verificare, in altri luoghi, proprio le condizioni di cui si parla. Ma tant’è.