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SULMONA. Non solo un caso politico ma anche e soprattutto una questione di sicurezza. Il problema è serio per la comunità sulmonese dopo che Leonardo Ciaccio, braccio destro di Mattia Messina Denaro, è stato inserito come bibliotecario nel polo museale civico diocesano di Santa Chiara, in regime di semilibertà. Una misura alternativa per espiare la pena da ergastolano, contro la quale pende un ricorso in Cassazione. Intanto in città il problema si affronta su due livelli. Il primo riguarda la sicurezza dei cittadini tanto che, alcuni residenti di corso Ovidio, stanno valutando una raccolta firme. “La presenza di una figura di questo calibro pone un problema di sicurezza che non possiamo ignorare”- rimarcano, pronti a fare la propria parte. L’altro aspetto riguarda in prima persona l’incolumità di Ciaccio. “Ora la sua presenza è di dominio pubblico e ciò potrebbe comportare conseguenze visto il profilo criminale”- evidenziano dal Comune che probabilmente segnalerà la situazione al Prefetto. Il braccio destro del boss, secondo i termini della convenzione per il recupero dei detenuti, lavora come bibliotecario nel museo di piazza Garibaldi, dal martedì al venerdì, dalle 9 alle 13. L’edificio è di proprietà della diocesi di Sulmona-Valva che aveva stipulato un accordo con il Tribunale, aderendo al progetto di rieducazione e messa alla prova. Ciaccio, che anche nel carcere dell’Aquila si occupava della biblioteca, viene seguito nelle sue attività da una volontaria. Nei giorni scorsi ha ricevuto anche la visita di alcuni parenti. La questione è molto più complessa di una semplice “competenza territoriale” se si pensa che Sulmona, negli anni passati, si era dotata di un protocollo, fatto proprio dal Comune, su impulso della consigliera comunale, Teresa Nannarone

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