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Continua l’attività dell’Istituto di fotografia “fotogramma” con la gestione del Museo delle Tecniche fotografiche a Sulmona e le Mostre di Fotografia a Scanno nella Galleria appositamente aperta in Via Vincenzo Tanturri n°5.
A Scanno (uno dei Borghi più belli d’Italia) il giorno 10 novembre di ogni anno viene rinnovato il rito delle Glorie di San Martino, dove i contradaioli dei tre rioni del borgo: Cardella, la Plaja e San Martino si ritrovano sui tre colli che circondano il centro storico per rinnovare una tradizione fortemente sentita dall’intera popolazione e che negli anni più recenti ha assunto la forma di una vera e propria competizione con toni di sfida molto accesi.
Per l’occasione è stata allestita una mostra fotografica di Marinello Mastrogiuseppe nella Galleria in via Vincenzo Tanturri n°5 a Scanno attinente la manifestazione per la popolazione e per i moltissimi turisti presenti per l’occasione.
L’iniziativa ha come finalità quelle di far conoscere meglio le tradizioni del paese e di far rivivere le emozioni delle Glorie ai turisti per un periodo più lungo della loro stessa durata.
“Le Glorie di San Martino”
Il rito delle Glorie di San Martino, che si ripete ogni anno, riveste una grande rilevanza sociale nella popolazione del borgo Abruzzese di Scanno (uno dei Borghi più belli d’Italia). qui l’inverno è particolarmente rigido e le giornate sono corte e nebbiose, in questo clima la tradizione vuole che, il pomeriggio del 10 novembre, le strade del borgo siano animate dagli abitanti e da moltissimi turisti presenti per l’occasione.
In particolare gli scannesi, appartenenti ai tre rioni, Cardella, la Plaja e San Martino si ritrovano sui tre omonimi colli che circondano il centro storico di Scanno per rinnovare un rito fortemente sentito dalla popolazione. La leggenda narra di presenze miracolose del Santo (San Martino) in questi luoghi, invece, negli anni più recenti il rito rappresenta una vera e propria competizione molto sentita dai contradaioli anche con toni accesi di sfida.
Sopra i colli, nei giorni precedenti, vengono issate altissime cataste di legno, le pire (Glorie di San Martino), che possono raggiungere anche i trenta metri di altezza realizzate con tronchi e rami raccolti nelle zone montane.
Al crepuscolo (alle ore 18,30) del 10 novembre in simultanea le Glorie vengono date alle fiamme con una sorprendente deflagrazione tra lo stupore degli spettatori, mentre i contradaioli sono impegnati a far raggiungere effetti spettacolari alla Gloria cercando di farla ardere meglio e più a lungo di quelle degli altri. Per l’intero periodo della durata dell’accensione intorno ai falò si vive un’atmosfera di grande partecipazione e allegria e si improvvisano canti, balli e sfottò nei confronti delle altre contrade. In questo clima non mancano abbondanti libagioni anche con prodotti tipici locali, al termine è usanza consegnare, alla sposa novella di ogni rione, il “Palancone” bruciato per ricevere cibarie. 
Quanto sia antica la tradizione delle Glorie non è databile, mancando a tale proposito riferimenti certi e una documentazione letteraria affidabile, ma si può presumere, in riferimento a valori originari, che possa appartenere al vasto scenario delle cerimonie di purificazione e rinnovamento in cui il fuoco è utilizzato come elemento liturgico e culturale.
La rappresentazione è riconducibile a rituali sulla fecondità presenti in tutte le espressioni del mondo agrario. Un’espressione forte resta, a tale proposito, l’abitudine dei ragazzi di tingersi il viso con il nero della fuliggine prima di iniziare a ballare e cantare intorno al fuoco agitando grossi campanacci. Tale rievocazione rappresenta forze nascoste ed oscure del mondo sotterraneo da cui dipendono la vitalità e la rinascita della vegetazione, elementi questi, che concorrono a far ritenere le Glorie un rituale legato all’inizio dell’anno agrario che si apre con la semina per concludersi con un auspicabile abbondante raccolto. 

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