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Il caso sull’etichettatura dei Vini Montepulciano giunge al termine. Seppure sia un vitigno coltivato in molte regioni italiane, l’Abruzzo ha chiesto di avere l’esclusività dell’uso del termine. Dalle Marche alla Puglia i Consorzi dicono no. Accesissima la polemica soprattutto da parte di Angela Velenosi, titolare dell’omonima azienda vitivinicola di Ascoli: «Sono arrabbiatissima perché in Abruzzo è da maggio che lavorano per contestare questo Decreto che aveva finalmente fatto chiarezza sulle etichettature. E il Consorzio solo adesso ha preso posizione. Abbiamo avuto a luglio qui ad Ascoli il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Se avessimo saputo cosa tramavano gli abruzzesi, avremmo sollevato a lui le nostre rimostranze. Qui ci sono aziende, contadini, lavoratori che vivono con il vino. Per noi sarebbe un danno incalcolabile non poter utilizzare il termine Montepulciano tanto più che nel Disciplinare del Rosso Piceno Superiore Docg è proprio specificato che i vitigni da usare sono Montepulciano per l’80%, Sangiovese e un 15% di altri vitigni. Ed è una legge, non una usanza delle aziende. Ma allora gli abruzzesi cosa vogliono? anto più che il vero Montepulciano è in Toscana e loro stanno utilizzando il termine in deroga. Adesso vogliono appropriarsene? Assieme ad un gruppo di aziende picene siamo pronti a scendere in piazza, anche con i trattori per protestare”.

Il Consorzio, già in data 10 marzo 2023, aveva richiesto al Masaf il reinserimento del sinonimo “cordisco” per il vitigno “montepulciano” nel Registro Nazionale Varietà delle Viti, già presente nel 1988 e poi scomparso misteriosamente nella trasformazione dello stesso da cartaceo ad informatico, al fine di tutelare la denominazione di origine protetta “Montepulciano d’Abruzzo”. Nelle settimane scorse, a sorpresa, è spuntato un nuovo comma (5), una sorta di “salva Montepulciano d’Abruzzo”  e il Masaf ha introdotto nel Registro nazionale della vite, accanto al termine montepulciano, il sinonimo cordisco. In pratica, ha ceduto alla richiesta dell’ente abruzzese che aveva chiesto di tenere per sé il nome del vitigno montepulciano, concedendo agli altri quello decisamente meno noto di cordisco. Dopo mesi di silenzio, la decisione del Masaf di dar seguito alla richiesta sembra far pendere la bilancia a favore degli abruzzesi. Si tratta di un decreto che pone le basi affinché l’utilizzo del nome Montepulciano sia riservato, senza generare confusione, ai vini prodotti in Abruzzo sgombrando il campo da eventuali fraintendimenti. Con l’accoglimento della proposta di reintrodurre la dicitura “cordisco”, utilizzata già in passato, per i vini prodotti con uve montepulciano, è stata colmata una lacuna nella designazione di questa tipologia di vino e soddisfatta la nostra richiesta”. La domanda però rimane: dire al consumatore che il vino che sta bevendo è prodotto a partire dal vitigno cordisco è davvero corretta (e chiara) informazione?

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