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SULMONA – Fa richiesta di indennità di accompagnamento ma nessuno la esamina nè si prende la briga di effettuare la visita domiciliare, necessaria per l’accertamento dei requisiti e per l’evasione di quanto richiesto dalla paziente. Una vera e propria odissea quella che è capitata ad un’anziana di 75 anni, residente a Sulmona, che ha bussato più volte alle porte della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila per ottenere la visita dell’equipe specifica a domicilio. Non uno o due giorni ma ben nove mesi che hanno portato, nel frattempo, all’aggravamento delle sue condizioni di salute. La donna, con evidenti problemi di deambulazione e con più di una patologia sulle spalle, nei mesi scorsi aveva contratto l’infezione da Coronavirus che le aveva provocato non poche conseguenze, essendo un soggetto fragile. In particolare, la polmonite bilaterale diagnostica dai medici, l’aveva costretta al ricovero in terapia intensiva, fino a configurare un pericolo per la vita. Uscita dal coma sono rimasti gli strascichi dell’infezione tant’è che l’anziana dovrà ora avviare il percorso di riabilitazione. Il rischio, in caso di ricovero presso una struttura, è quello di perdere altro tempo per evadere la pratica poichè la trafila in quel caso ripartirebbe da capo. I suoi familiari più volte hanno fatto presentare la situazione negli uffici Asl di via Gorizia, incassando soltanto il due di picche. Sembrerebbe che il medico incaricato avrebbe lasciato la struttura e nessuno dalla Asl ha preso a cuore il problema. Addirittura l’azienda avrebbe invitato la famiglia, per il prossimo 20 aprile, a trasportare l’anziana presso gli uffici di via Gorizia con tanto di respiratore portatile al seguito. Una proposta impercorribile viste le condizioni di salute della donna che, come detto, fa fatica anche a deambulare per le sue numerose e certificate patologie, rese note all’azienda dal medico curante. “Diversamente potrebbero valutare se venire o meno a casa in base alla documentazione agli atti. Una situazione assurda”- si sfoga la figlia dell’anziana. Nonostante la macchina delle visite domiciliari risulta pressocchè collaudata, nel caso di specie il sistema si è inceppato tant’è che è stato informato pure il Tribunale per i diritti del Malato. Si stanno quindi svolgendo le dovute verifiche al fine, si spera, di risolvere la problematica. Una vicenda paradossale che lascia inibiti perfino gli addetti ai lavori.

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