banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner

SULMONA – Verificare se la prescrizione di una terapia antibiotica poteva evitare la morte del feto e chiamare in causa un esperto di malattie infettive. Sono queste alcune delle richieste sulle quali si fonda l’opposizione alla richiesta di archiviazione di una 33 enne di Pratola Peligna che il primo luglio 2021, all’ottavo mese di gravidanza, aveva perso la bimba che aveva in grembo, esattamente dieci giorni dopo l’inoculazione del vaccino trivalente.  La donna, per il tramite dell’avvocato, Vincenzo Margiotta, ha chiesto al Gip di approfondire la delicata vicenda poichè a suo dire sarebbero emersi alcuni vulnus in fase di indagini preliminari. Primo fra tutti la mancanza di una perizia redatta da un specialista in malattie infettive. La 33 enne ha chiesto al Gip di acquisire ulteriori sommarie informazioni dei medici, acquisire rapporto vaccini AIFA 2021 ed incaricare uno specialista di malattie infettive per svolgere un ulteriore perizia al fine di accertare se vi sia un legame tra il parto prematuro e la corioamniosite accertata in sede di esame necrologico sulla placenta. E ancora se con una cura antibiotica l’evento morte si sarebbe potuto evitare ed in che termini. La Procura ha chiesto l’archiviazione per i due medici indagati, sulla scorta di quanto relazionato dai periti di parte, secondo i quali il ginecologo avrebbe dato l’indicazione alla vaccinoprofilassi per la pertosse come da raccomandazione ministeriale e il medico vaccinatore avrebbe eseguito il booster come previsto dalle stesse linee guida. Entrambi hanno rispettato, secondo le risultanze della perizia, l’informativa del novembre 2019 relativa alla pratica vaccinale nel corso del terzo trimestre di gravidanza relativo alla pertosse. In caso di soggetto non vaccinato prima, peraltro, non esistono controindicazioni all’utilizzo del booster anche all’ottavo mese di gravidanza, in quanto lo stesso è composto “dagli stessi tossoidi per tetano, difterite e pertosse”. Per la donna le indagini non sarebbero complete dal momento che nessuno dei due periti incaricati dalla Procura risulta avere competenze specifiche in malattie infettive. Da qui l’opposizione alla richiesta di archiviazione con la richiesta di nuovi accertamenti. Al giudice il compito di sbrogliare la matassa e fissare l’udienza.

Lascia un commento