SULMONA – Sassate ai ladri per interrompere l’escalation dei furti, spari con colpi ad arma da fuoco contro vetrine e abitazioni, auto incendiate per possibile vendetta o ritorsione, rapine a mano armata. Che cosa stiamo diventando? E’ la domanda che tutti si pongono dopo gli ultimi fatti di cronaca. Dall’uomo di strada al sindaco del piccolo centro fino alle istituzione più alte. Perchè la cronaca, nell’ultimo periodo, ha cambiato volto e paradigma nella vallata. Non più e non solo incidenti. Per questo nel pomeriggio di oggi, alle ore 17 con un summit che si svolgerà da remoto, il sindaco di Pratola Peligna Antonella Di Nino e il Prefetto dell’Aquila, Cinzia Teresa Torraco si confronteranno sul tema per istituire un tavolo e incrementare il livello di sicurezza nella cittadina. L’allarme nell’ultima settimana si è spostato a Pratola ma solo dall’inizio dell’anno il graduale interesse criminale si tocca con mano. Basta riavvolgere il nastro. Nella notte tra il 3 e il 4 gennaio cinque colpi di arma da fuoco furono esplosi contro la vetrina di una pasta all’uovo sulmonese. Solo un bussolo rinvenuto. Il movente è la vendetta nel mondo della droga. Un episodio legato all’atto incendiario dello scorso 15 dicembre quando l’auto di un giovane ristretto ai domiciliari, per la rapina al corriere della droga dello scorso giugno, è stata incendiata nella sua abitazione di via Avezzano. Passa qualche giorno e si arriva alla notte tra il 5 e il 6 gennaio. La Befana in quella occasione fu sostituita da banditi e altri personaggi ignoti. Ancora un’auto data alle fiamme a Sulmona, appartenente ad un altro giovane attualmente detenuto sempre per la stessa vicenda. A Corfinio, nel bancomat della Bcc, l’assalto con il metodo marmotta. 27 mila euro di bottino e ingenti danni da quantificare. Tutto in una notte. La tregua dura poco. Si arriva alle 2.30 del 4 febbraio quando vengono esplosi tre colpi di arma da fuoco all’indirizzo di due abitazioni nel quartiere di via XXIV maggio a Pratola Peligna. Vittime fuori dai giri ma s’indaga sulla sfera privata e personale. Passa una settimana ed arriva la notte del terrore, quella tra il 9 e il 10 febbraio, con la rapina a mano armata nella villa dell’imprenditore edile. I finti poliziotti con le “ciabatte” per usare l’intelligente ironia della vittima hanno legato, minacciato e sequestrato la famiglia per oltre un’ora con armi e pistole. Poi la fuga con il bottino da 20 mila euro, dopo l’aggressione ai danni dell’inquilino più giovane. Una vicenda pressocchè analoga con il blitz nella villa dell’imprenditore De Cecco a Montesilvano. Ma a Pratola e nelle altre cittadine, almeno in alcuni quartieri, si lasciano ancora le chiavi attaccate nella toppa. Bisogna convincersi che gli interessi criminali trovano terreno fertile in un territorio crocevia di collegamenti con le grandi città. Ma è giusto riflettere pure sulla macchina dei controlli e gli effetti deterrenti da rafforzare. Anche di notte e nelle periferie. Meglio una volante in più laddove possibile, fermo restando l’attenzione continua e costante da parte degli addetti ai lavori.