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SULMONA – “Non lasciateci sole ma soprattutto non lasciate soli i nostri figli”. Il messaggio di Anna (nome di fantasia) arriva nella casella di posta elettronica al termine del 25 novembre, la giornata dedicata all’eliminazione della violenza di genere. Tutti ne parlano, scrivono, rispolverano l’outfit rosso, riempiendo perfino piazze e bacheche dei social. Ma in tante, come Anna, soffrono il 26 novembre, ovvero nella quotidianità. La lettera aperta per tutte le donne vittime di violenza, Anna, ci ha chiesto di pubblicarla alla mezzanotte, al termine della giornata, per dare un segnale di continuità nella battaglia che ha un carattere innanzitutto culturale. Lei, qualche anno fa, ha rischiato di rimetterci la pelle dopo le botte del suo ex. Un ricovero in prognosi riservata e una lunga convalescenza prima di ricucirsi una vita addosso, attraversare il dolore con percorsi specifici e ricostruire uno schema di relazione sana anche per i figli a carico. “Quella notte aveva deciso di uccidermi. Si è impegnato per farmi morire perchè avevo scelto di non essere più sua, cioè di non farmi mettere addosso una proprietà. Ci stava riuscendo. Ho rischiato veramente di lasciare tutto: la vita, gli interessi, i figli, il lavoro”- racconta la donna nella lettera aperta- “il 26 novembre, quando i riflettori si spengono, è tutto più duro. Non solo ricominciare a vivere ma anche e soprattutto rimettere insieme i pezzi della famiglia. Guardo i miei figli e nei loro occhi rivedo il terrore di quella notte. So di non essere sola ma ci vorrebbe un percorso anche per loro chiamati con più difficoltà a metabolizzare una violenza assistita per capire che quello non è amore”. Poi l’appello a tutte le donne che subiscono, ogni giorno in silenzio. “Ho visto il film della Cortellesi e io ho nella mia vita ho subito molto di più. Quando vi dovete cambiare per uscire con gli amici non è buon segno. Quando dovete rendicontare con chi uscire non è buon segno. Quando vi umilia davanti alla famiglia e ai figli non è buon segno. Quando alza le mani, anche una sola volta, non è buon segno. Non rischiate di morire come me. Se avete paura di tornare a casa, quello non è amore”.

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