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Era il 21 Agosto del 2017 quando i ‘sulmontini’, stretti già nella morsa del caldo, cominciarono a guardare con preoccupazione la Montagna: il Morrone stava andando a fuoco! Un incendio di proporzioni eccezionali stava lentamente distruggendo la ‘nostra montagna’. Un incendio durato per oltre due settimane che ha visto l’impiego di più di 100 uomini e mezzi logistici. Fin quando, il 2 settembre, una tenue pioggerella fece tirare un sospiro di sollievo. Ma ormai il danno era compiuto. Un danno di ingenti dimensioni di cui si è parlato oggi durante la conferenza organizzata dalla sezione CAI di Sulmona in occasione dei festeggiamenti dei 100 anni di attività.

‘Cinque anni dopo l’incendio sul Morrone’, questo il titolo dell’incontro che si è tenuto oggi pomeriggio presso l’aula consiliare di Palazzo San Francesco. Relatori Katia Di Nisio, geologa; Teresa Nannarone, avvocata; Luciano Di Martino, direttore Parco Nazionale Majella.img_1488

“I danni all’ecosistema sono ingenti e ci vorranno anni per rinnovarlo. Cunicoli di cenere e montagne di detriti scesi a valle lambendo le abitazioni. Ma il Morrone è anche faglia, dunque una montagna da osservare e tutelare”, queste le parole di Katia Di Nisio.

“Bisogna ricordare che proprio in quegli anni c’è stato il passaggio da Corpo Forestale a Carabiniere Forestale. Fino al 2017 la lotta attiva con i mezzi aerei era affidata alla flotta dello Stato. Dal 2017 l’attività è passata ai Vigili del Fuoco, i quali avevano altre competenze e finalità, come salvaguardare le abitazioni e la popolazione in pericolo. Uno dei motivi, questo, per cui l’incendio è andato più per le lunghe. Come tecnici del parco siamo partiti di notte con i volontari per essere attivi sul luogo dell’incendio che stava distruggendo non solo la parte bassa della pineta ma anche i pascoli alti e gli arbusteti d’alta quota che hanno provocato seri danni gravitativi”, così ha raccontato il direttore Di Martino che poi ha esposto tutti i dati e numeri della conta dei danni.

img_1497Di indubbio interesse l’intervento dell’avvocata Teresa Nannarone che da anni si occupa di Mafia dei pascoli: ‘Il primo a parlare di dolo fu il procuratore Bellelli. Tutti noi ci siamo delle domande così come si è sicuramente interrogata l’amministrazione di allora che fu un po’ lenta nell’organizzare questa macchina probabilmente anche impreparata all’evento inaspettato. Per questo si costituì un comitato spontaneo di cittadini che facevano riferimento ad associazioni e forze di diverso indirizzo con lo scopo di interloquire con la procura e sopperire a quelle che erano ‘mancanze’ da parte del Comune di Sulmona a differenza di quello di Pratola che fu molto efficace ed efficiente. Proponemmo varie soluzioni a Bellelli perché eravamo certi che dietro l’incendio non c’era un piromane ma quelli che oggi vengono chiamati ecocriminali. Ma a causa della lentezza e lungaggine della legislatura italiana a tutt’oggi ci sono solo ipotesi senza risposte concrete nonostante la nostra richiesta, nel 2020, di riaprire le indagini”.cai1

Al termine delle relazioni c’è stato l’intervento poco proficuo dell’ex direttore ente parco Majella Franco Iezzi. Un intervento per screditare le accuse che gli sono state rivolte in questi anni e con lo scopo di rispolverare acredini nei confronti della Nannarone la quale, però, ha chiuso le polemiche con un bello scacco matto.

Per il CAI Sulmona erano presenti come moderatori Walter Adeante, presidente, Roberto Bezzu e Nino Restaino.

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