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SULMONA – “Un ospedale per esistere deve puntare sulle chirurgie poiché esse manterranno e giustificheranno nel tempo la presenza di altri servizi come la rianimazione e l’unità coronarica”. Sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e sul nuovo piano sanitario per l’ospedale di Sulmona interviene anche Carlo Di Cesare, specialista cardiologo in servizio da un ventennio al nosocomio dell’Annunziata. Secondo Di Cesare “è superfluo proporre a Sulmona un centro di aritmologia poiché da quarant’anni abbiamo un centro di cardiostimolazione all’avanguardia con impiantistica di pacemaker, defibrillatori, essendo l’unica unità operativa di riferimento per un territorio vasto che va dall’ Alto Sangro all’Alta val Pescara”. “E’ assurdo per Sulmona proporre la specialistica di aritmologia, di cui la Regione Abruzzo ne vanta già quattro negli ospedali provinciali di L’aquila, Pescara, Chieti, Teramo e di cui il nostro territorio sia come epidemiologia sia come bacino di utenza non solo non giustificherebbe la presenza ma non riuscirebbe nemmeno a mantenerla aperta”, fa notare il cardiologo che rincara: “rischiamo di buttare milioni di euro per una specialistica che non innalzerà il livello assistenziale per i cittadini, e la spesa altissima che la regione dovrebbe affrontare, qualora ci venisse concessa, graverebbe invece inesorabilmente su quelle che sono le priorità vitali del presidio”. “Occorre, a mio parere”- spiega Di Cesare- “investire su tutta la branca chirurgica creando altre specialistiche, come la chirurgia della tiroide con un centro di endocrinologia, la senologia completamente assente nonostante i dati ci mostrano che tali patologie sono molto diffuse nella Valle Peligna, Alto sangro e Alta val Pescara e con indici di incidenza tra i più alti della Regione Abruzzo”, rileva il cardiologo che specifica quanto sia importante “investire sul reparto di ginecologia e ostetricia con tecniche innovative e professionalità di spicco, in particolare investire sulla ortopedia-traumatologia che già vanta prestazioni quali-quantitative eccellenti e che sia il braccio destro della filiera riabilitativa garantendo un indotto di cui la comunità tutta possa beneficiare”. “Investire”- conclude Di Cesare- “vuol dire garantire apparecchiature all’avanguardia, risorse umane, personale medico da formare in modo da essere il domani dell’attuale equipe medica, altrimenti si rischia che con i pensionamenti dei dirigenti non ci sia un proseguo e di questo purtroppo ne paghiamo il prezzo oggi”.

Andrea D’Aurelio

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