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L’Unità Operativa Complessa di Chirurgia del San Salvatore, diretta dal dott. Roberto Vicentini, è la prima in Abruzzo a trattare patologie della tiroide col braccio robotico. Il secondo robot ha permesso di compiere su 21 interventi dall’inizio dell’anno ben sei sulla tiroide su pazienti residenti in altre province e Regioni. Così, mentre in passato una quota significativa di mobilità passiva riguardava gli interventi di chirurgia tiroidea mininvasiva, soprattutto verso la regione Lazio, ora con questa avveduta strategia di investimenti in tecnologia e formazione professionale non solo si produrrà una inversione di tendenza ma il San Salvatore diventerà certamente un polo attrattivo per le altre regioni del centro Italia.

Operare la tiroide col robot garantisce grande precisione e mini invasività e consente di limitare o eliminare del tutto i danni estetici che di solito si accompagnano a questo tipo di operazione. L’ospedale di L’Aquila in poche settimane è diventato un polo di attrazione per utenti da altre regioni, dal momento che attualmente, in Italia, la tiroide viene trattata con robot solo da strutture d’eccellenza come Modena e Pisa. Dall’ospedale di Baggiovara, in provincia di Modena, in virtù di una collaborazione avviata con le dott.sse Micaela Piccoli e Barbara Mullineris, sono state poste le basi per assicurare la formazione dei chirurghi aquilani nell’uso del robot e per dare un forte impulso all’attività che in pochi mesi ha portato a risultati importanti. Tra l’altro, la recente messa a disposizione del secondo robot chirurgico, da parte della direzione Asl, ha permesso di incentivare ulteriormente la formazione di nuovi chirurghi, ponendo le basi per la nascita di una seconda generazione di operatori della robotica.

La ‘squadra’ della Unità Operativa Complessa di L’Aquila, oltre al direttore Vicentini, comprende Federico Sista, Massimo De Benedictis, Daniele Centi, Luigi Bonanni, Pasqualino Favoriti e Ilaria Angelone. Un team che è affiancato dall’indispensabile supporto degli anestesisti.

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