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“La Regione Abruzzo continua a scaricare sulle Province la patata bollente del dimensionamento scolastico a decorrere dal prossimo settembre. Non solo non ha contrastato l’assurdo provvedimento del Governo Meloni facendo ricorso al pari di molte altre regioni, ma non ha nemmeno intavolato un confronto serrato col Governo, come fatto da Molise e Calabria, che infatti sono riuscite a limitare i danni. L’Abruzzo invece ha chiesto più tempo rinviando la palla alle Province per non scegliere. Sulla base del decreto ministeriale del 30 giugno 2023, che esplicita la necessità di provvedere alla razionalizzazione della rete scolastica di fronte alla crescente denatalità, in Abruzzo è stato infatti prospettato il taglio di ben undici dirigenze scolastiche così ripartite: quattro in Provincia di Chieti, tre in quella dell’Aquila, due a Teramo e Pescara. Un mese dopo, recependo con ossequiosa solerzia il decreto in questione con la delibera n°460 del 31 luglio, la Giunta Regionale ha invitato le Province a produrre i piani di dimensionamento attenendosi al parametro 600/400, che disciplina rispettivamente il numero minimo di studenti per gli istituti delle aree metropolitane e quelli dei comuni montani, di cui però lo stesso decreto non consigliava l’applicazione pedissequa. L’ondata di polemiche che ne è seguita ha indotto la Regione a fare dietrofront e a promuovere una nuova delibera (la 681 del 17 ottobre) con cui ha annullato il criterio indicato in precedenza e sottolineato la necessità di salvaguardare la specificità delle aree interne, senza tuttavia fornire alcuna indicazione in merito. Undici giorni dopo, con una terza delibera (831 del 28 ottobre), la Regione ha differito al 18 dicembre il termine per la consegna delle proposte di razionalizzazione, inizialmente previsto per il 20 novembre. In sostanza, invece di contestare al pari di altre regioni i tagli imposti dal Governo e aprire un tavolo di confronto sui numeri che penalizzano l’Abruzzo, la Giunta Marsilio preferisce lavarsene le mani, e supina alle volontà del Governo scarica sulle Province tutto il peso e la responsabilità degli accorpamenti. Uno scarico di responsabilità inaccettabile e tipico del centrodestra. Ci auguriamo che a farne le spese non siano le aree montane ed interne”, conclude Blasioli.

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