In risposta al crescente allarme riguardo al tentativo di indebolimento della direttiva europea contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, la Conferenza delle Donne Democratiche Abruzzo esprime profonda preoccupazione per i recenti sforzi volti a eliminare norme cruciali relative a stupro e molestie sessuali, in particolare nell’ambito lavorativo. Nonostante l’evidente emergenza legata alla violenza sulle donne, diversi paesi, tra cui la Polonia e l’Ungheria, stanno attivamente cercando di eliminare l’articolo 5 dalla direttiva, il quale definisce lo stupro come sesso senza consenso e favorisce la sua penalizzazione in tutti gli Stati membri. La presidenza belga, nella sua ricerca di una mediazione, ha apportato modifiche significative al testo, eliminando la definizione di molestie sessuali nel mondo del lavoro e, più preoccupante ancora, l’articolo 5 che tratta lo stupro. Sebbene la mutilazione genitale femminile e il matrimonio forzato siano ancora inclusi come reati penali nell’articolo 6, altre importanti disposizioni, come la mutilazione genitale intersessuale, la sterilizzazione forzata e le molestie sessuali nel mondo del lavoro, sono state escluse snaturando così totalmente la Convenzione di Istanbul, fondamentale per la lotta contro la violenza sulle donne.
Lorenza Panei, Portavoce della Conferenza, spiega: “La Conferenza delle Donne Democratiche Abruzzo invita il Governo italiano e la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che finora non si sono espressi a riguardo, a difendere con vigore le norme a tutela delle donne e a promuovere, presso tutte le delegazioni e i Paesi coinvolti, un pieno sostegno all’articolo 5 e successivi nella formulazione attuale della bozza di lavoro, respingendo la proposta al ribasso avanzata dalla presidenza belga. La formulazione originaria di tali norme garantiva una maggiore protezione contro la violenza di genere. Non possiamo accettare modifiche che potrebbero indebolire i diritti delle donne sia dentro che fuori dal contesto lavorativo. Ciò di cui abbiamo bisogno sono ulteriori tutele, non minori diritti”.