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Rafforzate le misure di sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, al centro di polemiche e inchieste per presunto inquinamento che sarebbe causato dalla interazione dei servizi di fornitura di acqua potabile, autostradali e di ricerca: è stato implementato infatti il protocollo per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso, in particolare con più puntuali ed efficaci controlli, anche preventivi, e con la presenza del commissario per la messa in sicurezza del sistema Gran Sasso nominato dal governo nazionale, Corrado Gisonni. Ad annunciare le iniziative per un maggiore grado di sicurezza è il vice presidente della giunta regionale abruzzese, Emanuele Imprudente, nel comunicare l’esito della riunione, che si è svolta nei giorni scorsi, della Commissione tecnica istituita dalla Regione nel 2017 su decisione della precedente giunta di centrosinistra, organismo nel quale sono presenti tutti gli attori istituzionali, coinvolti nella complessa problematica legata al sistema Gran Sasso. Il confronto ha portato alla piena condivisione finale della revisione dell’intesa siglata il 7 settembre del 2017. “Nel corso della riunione, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di tutti gli enti firmatari del protocollo – spiega Imprudente che ha la delega al sistema idrico integrato -, si è arrivati alla stesura di una formulazione approvata all’unanimità. Una intesa che non variando lo spirito di condivisione e valutazione preventiva di ogni attività che, svolta all’interno del complesso sistema infrastrutturale del Gran Sasso, possa comportare rischi per il sistema idrico, ha introdotto la figura commissariale nelle attività previste. Sono molto soddisfatto del risultato raggiunto che evidenzia ancora una volta la volontà di tutti e l’azione congiunta finalizzata ad un gestione condivisa e trasparente delle attività, fino alla completa messa in sicurezza del sistema”. Messa in sicurezza che è di competenza del commissario Gisonni che, però, non ha ancora a disposizione, da parte del Governo, per intero i circa 170 milioni di euro, secondo una stima fatta dalla stessa Commissione, necessari per l’intervento su un sistema che tra le altre cose distribuisce acqua potabile a circa 700mila abruzzesi, del versante aquilano e teramano del Massiccio abruzzese. A condurre la battaglia sulla sicurezza del sistema idrico anche le associazioni ambientaliste con epposti e denunce che hanno fatto scattare la inchiesta della procura della repubblica di Teramo, sfociato in un processo che vede imputati rappresentanti di Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade abruzzesi e laziali A24 e 25, di Ruzzo Reti, società pubblica per il servizio idrico della provincia di Teramo, e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso che gestisce i Laboratori di ricerca, famosi in tutto il mondo. Al vertice, presieduto da Imprudente, hanno partecipato alcune strutture regionali, tra cui Dipartimento Territorio e Ambiente, Servizio Gestione e Qualità delle Acque, Servizio Genio Civile di Teramo e Protezione Civile, Commissario Emergenza Gran Sasso, strutture di prevenzione delle Asl dell’Aquila e di Teramo, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Gran Sasso Acqua, società pubblica per la gestione del servizio idrico nel Comune dell’Aquila, Ersi, Arta e Prefettura Teramo e le stesse Ruzzo Reti, Strada dei Parchi e Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso.

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