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Dicono di puntare sulla rivitalizzazione, sull’incremento dei servizi per i residenti vecchi e nuovi, sulla nascita di altre attività e sull’attrattività turistica del centro storico e poi la giunta Biondi non è in grado di fare nulla neanche per riportarvi le farmacie – un servizio pubblico essenziale – la cui presenza prima del sisma era capillare. Se dopo il 2009 le sei farmacie private presenti in centro si erano dovute necessariamente e dolorosamente delocalizzare nelle periferie dove comunque erano già presenti anche le comunali, a 13 anni da quella scelta obbligata la disponibilità di una sola farmacia in centro è quantomeno ridicola e offre un brutto biglietto da visita del capoluogo soprattutto se consideriamo la popolazione residente in costante aumento, la presenza dell’Università, le attività commerciali e gli uffici pubblici presenti, la previsione di volervi portare altre funzioni pubbliche oltre a quella dello studentato diffuso del Collegio di Merito.
Il sindaco, per cercare un punto di caduta alla questione, ha interloquito con i proprietari delle farmacie private che hanno sempre dimostrato una elevatissima professionalità e abnegazione al ruolo soprattutto in questi tempi difficili? Magari l’Amministrazione potrebbe intervenire tramite il riconoscimento di incentivi sui tributi locali o quello dell’indennità di residenza previo accordo con la regione Abruzzo. In ultima istanza Biondi può persino richiedere alla Regione Abruzzo la possibilità di ampliare il numero delle farmacie comunali in deroga alla pianta organica e così potersi riservare di aprirne almeno un’altra in centro.
Non si può pensare di ridurre l’uso delle auto in centro storico se non si mettono neanche i residenti nelle condizioni di non dovervi ricorrere: ad oggi i residenti del centro che abbiano bisogno di un farmaco nel fine settimana devono per forza prendere l’auto.

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