Il 7 gennaio del 1978, un gruppo armato della estrema sinistra compie quella che si chiamerà la Strage di Acca Larentia nel quale furono uccisi due giovani appartenenti al Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, assassinati davanti alla sede del MSI in via Acca Larenzia, nel quartiere Tuscolano di un terzo attivista della destra sociale Stefano Recchioni, ucciso qualche ora dopo negli scontri con le forze dell’ordine avvenuti durante una manifestazione di protesta organizzata sul luogo stesso dell’agguato. L’agguato, rivendicato dai Nuclei armati per il contropotere territoriale, contribuì a una degenerazione della violenza politica e dell’odio ideologico tra le opposte fazioni estremiste negli anni di piombo oltre che al mantenimento di uno stato di tensione caratteristico della Prima Repubblica.
L’on Stefania Pezzopane, consigliera comunale, ha presentato un odg in consiglio comunale sottoscritto da tutte le opposizioni, per una condanna degli esecrabili fatti di Acca Larentia: “Quanto accaduto ad Acca Larentia merita una netta presa di distanza di ogni istituzione, compreso il Consiglio Comunale dell’Aquila. Quella parata neofascista non c’entra nulla con il ricordo delle vittime del terrorismo. Stiamo diventando uno strano paese che procede all’identificazione di chi alla Scala grida viva l’Italia antifascista,ma permette sul suolo pubblico questo tipo di eventi. Ho presentato a mia prima firma un ordine del giorno di condanna dei fatti di Acca Larentia, sottoscritto anche da tutte le consigliere ed i consiglieri di opposizione Stefano Albano, Stefano Palumbo, Simona Giannangeli, Lorenzo Rotellini, Paolo Romano, Elia Serpetti, Emanuela Iorio, Massimo Scimia, Alessandro Tomassoni, Enrico Verini, Gianni Padovani. Ci vuole più consapevolezza e più capacità di difendere la nostra Costituzione e la storia democratica ed antifascista della città dei 9 Martiri, delle stragi di Onna e Filetto e per difendere la memoria di tutti coloro che hanno difeso con la loro vita la democrazia. La XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana vieta la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista, tale disposizione ha carattere permanente e valore giuridico pari a quello delle altre norme della Costituzione. Inoltre, la legge n. 645 del 20 giugno 1952 , cosiddetta legge Scelba, Art.5 (Manifestazioni fasciste) recita: “Chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista e’ punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a lire cinquantamila”. Tale condanna è stata successivamente ribadita con la legge n. 13 ottobre 1975, n. 654 (legge Reale) e con la Legge n. 205/93 (legge Mancino). Il 7 gennaio ad Acca Larentia sono avvenuti gravissimi fatti, tra cui la chiamata presente e il saluto romano che hanno riproposto gesti e comportamenti apertamente riconducibili a manifestazioni di chiara marca fascista le quali ancora oggi continuano ad essere previste e punite come reato. E’ quanto emerge dalla recente sentenza 22 marzo 2023 n.12049 della Prima Sezione penale della Corte di Cassazione. Non si può più stare a guardare passivamente questa escalation di eventi riconducibili a matrici neofasciste. Con l’ordine del giorno invitiamo il Sindaco e la Giunta a condannare duramente gli esecrabili fatti avvenuti ad Acca Larentia il 7 gennaio 2024 e a chiedere al Governo nazionale di intervenire con immediatezza affinché siano accertate le eventuali responsabilità degli organizzatori e dei partecipanti. La città ritrovi la bussola di città democratica ed antifascista”.