In occasione della Festa dei Lavoratori del Primo Maggio l’assessore alle Politiche del Lavoro, Pietro Quaresimale, ha presentato un suo intervento sulle problematiche del lavoro in Abruzzo. “E’ un mondo del lavoro martoriato dalla crisi dovuta all’emergenza sanitaria in atto quello che si appresta a vivere la festa dei Lavoratori del Primo maggio. In un quadro generale condizionato dagli eventi, compito della politica e di chi amministra la cosa pubblica è ridare forza e credibilità ad un settore essenziale della nostra quotidianità . E cioè, mettere in campo tutti gli strumenti tecnici e normativi perché la politica attiva del lavoro torni a guidare lo sviluppo e la competitività . Non è un compito agevole, ma è una sfida che il mondo produttivo deve raccogliere se si vuole tornare a crescere. Sul nostro immediato futuro pesano ancora gli esiti incerti legati all’andamento della pandemia, ma lo spiraglio di uscita che ci offre la massiccia campagna vaccinale ci deve essere di stimolo per tornare a programmare e a pensare politiche di sviluppo del lavoro. In questo senso ci vengono incontro alcune importanti iniziative assunte dal governo nazionale d’intesa con il sistema della Regioni. Mi riferisco a quanto contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha espressamente previsto risorse e azioni combinate per l’avvio di una programmazione delle politiche attive. In quel Piano sono state chiamate a dare il loro decisivo apporto le Regioni e naturalmente l’Abruzzo è pronto a fare la sua parte. Ma l’impegno deve essere di tutti i soggetti che operano nel mondo del lavoro. Da qui l’idea di avviare un confronto ampio e approfondito con tutte le associazioni sindacali e datoriali regionali per scrivere insieme le linee di ripresa: da una parte quei soggetti che quotidianamente vivono le problematiche del lavoro e che dunque conoscono sia la qualità e la natura della domanda che proviene dal mondo produttivo sia la consistenza e l’attinenza dell’offerta che proviene dal mondo del lavoro; dall’altro la politica e le istituzioni che hanno il compito interpretare e leggere i bisogni dei cittadini e dare forma e sostanza alle nuove esigenze. La nostra azione deve materializzarsi nella capacità di saper incrociare e interpretare i mutamenti del mondo del lavoro che inevitabilmente arriveranno dopo oltre un anno vissuto in apnea e senza alcuna certezza. Appare dunque necessario mettere in campo tutti quegli strumenti che consentano un più forte incrocio tra percorsi di formazione, scuola, università con il mondo del lavoro. La linea di arrivo di questo cammino comune è avvicinare i percorsi formativi a quelli produttivi. Solo in questo modo saremmo in grado di dare risposte convincenti ad un mondo in continua trasformazione, che sarà al centro di un forte processo di crescita se è vero che le stime indicano un picco occupazionale che potrebbe tradursi in un milione di posti di lavoro, a compensazione del tracollo dell’ultimo anno. Infine, in questo Primo Maggio dei Lavoratori, è più che mai necessario affrontare il problema della qualità del lavoro, tornato alla ribalta proprio nell’anno dell’emergenza sanitaria. Il miglioramento delle condizioni di lavoro, l’adeguamento dei salari, la sicurezza sul posto di lavoro non possono rappresentare solo questioni sindacali, non possono essere relegati a rivendicazioni. La politica è necessario che reciti un ruolo di primo piano, se non di traino. L’impegno a migliorare la qualità del lavoro non può interessare solo il singolo lavoratore o categoria; migliorare la qualità del lavoro significa far crescere il Paese, aumentare la competitività , ridurre la distanza sociale, esaltare le competenze. In una parola, dare dignità al lavoratore.