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“La sede di Confindustria regionale è stata spostata dal capoluogo a Pescara, un colpo basso che non ha tenuto conto delle rimostranze provenienti dal sistema associativo e degli allarmi lanciati sulla stampa, a cui ha fatto seguito l’unanime condanna della politica per un atto che umilia un capoluogo di regione e indebolisce il territorio delle zone interne, già ampiamente depredato in passato”, questo il duro commento del Presidente di ANCE L’Aquila Gianni Frattale, in seguito alla notizia, appresa solo qualche giorno fa in maniera non ufficiale, dell’avvenuto trasferimento della sede legale di Confindustria Abruzzo sulla costa. Sull’ipotesi si era levato un coro di no, visto il giusto interesse pubblico dei risvolti di tale scelta, ma che non è servito a scoraggiare il controverso piano, tanto che l’ideatore, il Presidente confindustriale Silvano Pagliuca, ha convocato a stretto giro il Consiglio di Presidenza per procedere all’immediata approvazione del nuovo Statuto che sancisce il trasferimento della sede legale. Alla seduta non hanno partecipato per protesta ANCE Abruzzo e Confindustria L’Aquila, motivando l’assenza con una legittima richiesta di una democratica discussione preliminare sull’iniziativa, prima di procedere al voto del documento. La risposta è stata di assoluta chiusura e recriminatoria su fatti che nulla hanno a che fare con l’attuale spostamento della sede legale, ma che rivangano confusamente vicende relative alla fusione delle tre città costiere, in realtà mai avversata da alcuno e anche questa presentata a giochi fatti; altra prova di un modo di procedere poco collegiale.

“La sensazione è che si sia perso il buon senso – rimarca ancora Frattale – E’ stata messa in atto un’operazione di assoluta e gratuita arroganza condotta in spregio del rispetto istituzionale fra territori e che, soprattutto, mette a rischio l’unità, la serenità e quindi la rappresentatività di un organismo che dovrebbe tutelare una parte importante del tessuto produttivo della regione, di cui l’ANCE è parte. Questa decisione, presa unilateralmente e con spirito predatorio, crea una profonda crepa difficile da risanare, all’interno di un sodalizio che per essere efficace e forte nella sua azione deve tutelare gli interessi di tutti, in egual misura, e non di una parte a svantaggio di un’altra. Dopo questa mossa sarà difficile convincere L’Aquila, e l’opinione pubblica, sull’equanimità e l’equilibrio di cui sono capaci i vertici regionali, a meno che non si cambino i rappresentanti. E’ stata una pura azione di forza, che gli organismi interni non hanno saputo giustificare e motivare se non con un rancoroso carteggio fuori tema, che dovrà essere valutata nelle sedi giudiziarie competenti” conclude amaramente il Presidente dei costruttori edili.

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