banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner

Riceviamo e pubblichiamo quanto segue: “La marcia di avvicinamento alle prossime elezioni vede una inevitabile frenesia agitarsi tra le scuderie della cavalleria politica sulmonese.

Rimbalzano i nomi, e si vedono dardi fiammeggianti sfrecciare nel cielo un po’ da tutte le parti, mentre i generali posizionano le truppe cercando anche innaturali solidarietà nel nome del più improbabile dei sillogismi che recita che il nemico del mio nemico è mio amico.

Tutte cose che ai socialisti di Sulmona, ed a me personalmente, non interessano.

La nostra città, più o meno in coincidenza con la celebrazione delle elezioni, sarà probabilmente in prossimità di uscire (almeno lo si spera, come per tutto il paese) dal tunnel della pandemia, rimasto per troppi mesi un cunicolo cieco.

Mai come questa volta la prova elettorale si tramuterà subito in una complicatissima prova di governabilità.

Perché non si tratterà solo di affrontare i problemi che solitamente si ripropongono e cercare di dar loro soluzioni credibili e percorribili.

Questa volta si dovrà prendere per mano la comunità e guidarla fuori dalle secche della crisi economica e sociale e possibilmente verso la ripresa ed il rilancio.

Bisognerà scommettere davvero sulla nostra reale vocazione e se essa dovrà essere, come ormai da tutte le parti si afferma, quella del turismo, bisognerà trasformare una volta per tutte Sulmona in una città turistica, ma soprattutto i Sulmonesi in abitanti di una centro turistico. Basta mettere il naso al di fuori dei nostri confini, e visitare città che hanno fatto del turismo la loro principale industria, per rendersi conto che il primo operatore turistico è il cittadino, interprete dell’accoglienza, generoso nelle informazioni, padrone della sua storia.

Caratteri fondanti di una mentalità che qui da noi stentano a venir fuori.

La cultura sarà il corollario del teorema turistico solo se si capirà che questa città non dovrà limitarsi ad essere un luogo ove la cultura si espone, si mette in vetrina. Non dovrà solo essere la culla dei monumenti, dei musei, dei convegni o dei premi. Farà il grande salto di qualità se riuscirà a diventare un centro dove la cultura si produce, puntando ad essere, in un sogno non facile ma neanche irraggiungibile, un grande centro votato, per esempio, all’insegnamento delle arti, da quelle figurative a quelle letterarie, dal culto della musica a quello della recitazione.

Bisogna valorizzare l’ambiente e deputarlo ad una fruibilità che lo rispetti ma che lo tramuti al contempo in una forza seducente verso gli amanti di quello che si sta affermando sotto il comune nome del “turismo verde”.

Non esiste poi solo Sulmona, c’è l’intero comprensorio peligno, dove ogni centro ha una sua peculiarità turistica di valore che, messa in sinergia con quelle degli altri comuni, diventa un detonatore di grandissimo potenziale.

Per tale motivo la coesione territoriale sarà fondamentale. Il rapporto con gli altri comuni della valle è da rimodellare in un progetto di cooperazione e collaborazione diventando necessario che Sulmona dimentichi velocemente la vanitosa convinzione di essere la capitale di un regno che non c’è.

Le infrastrutture, infine, sono fondamentali perché tutti siamo turisti, almeno una volta nell’anno, e sappiamo che nei posti ci si va se per raggiungerli il viaggio è confortevole e veloce e dalle nostre parti, sotto questo profilo, di strada da compiere ce n’è ancora molta, specie considerando i collegamenti che da Sulmona si allargano verso i vicini centri di interesse.

Senza sottovalutare i diversi altri temi, questi sono quelli che ai socialisti stanno più a cuore e per i quali ritengono si debba lavorare.

Io e le altre compagne e compagni del PSI, che si impegneranno alle prossime elezioni aderendo assieme ad altri alla lista Avanti Sulmona, ci saremo e su questo lavoreremo impegnandoci su temi, programmi e proposte.

Non ci appassionano e non mi appassionano gli altri discorsi che oggi in città vanno per la maggiore e destinati a scavare nelle vicende private delle persone per attaccare sul piano personale e, anche se molti mi attribuiscono la paternità di un recente articolo contro la autorevole esponente cittadina di un partito di sinistra, respingo decisamente di esserne stato l’autore, a fronte di qualunque prova, perché fare attacchi personali non è nel mio stile e non è nella mia storia, ma non è neanche produttivo perché arreca simpatie a chi li subisce ed antipatie a chi li sferra.

Non scenderemo mai nella guerriglia, che in molti cercano di scatenare, perché non la condividiamo, perché non è utile agli interessi della città, perché infine è una manifestazione di debolezza.

In politica guerre o alleanze contro qualcuno sono sempre state il carro per raggiungere più velocemente  la disfatta.

Le elezioni non sono un assalto a “Fort Apache” da annunciare col suono lontano dei tamburi di guerra. Sono un momento di confronto sui temi della città nel quale non varranno le armi ma i simboli di pace e dialogo”.

Lascia un commento