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Dalla rivista Mind

Probabilmente avrete notato che a volte alcuni eventi che vi preoccupano nella vostra vita di tutti i giorni vengono a trovarvi anche di notte: un esame importante da sostenere, un problema di lavoro, una discussione con il partner, un trasloco… Gli studi confermano che le nostre esperienze e le preoccupazioni si riflettono nei nostri sogni. «Sogniamo ciò che viviamo, ciò che facciamo e chi siamo», riassume la ricercatrice francese Perrine Ruby. Tuttavia, solo il 2% dei sogni replica esattamente gli eventi reali, come ha dimostrato nel 2003 la psicologa statunitense Magdalena Fosse, che ha chiesto ad alcuni volontari di scrivere i loro sogni e di tenere un diario delle loro attività diurne per 14 giorni. I nostri sogni ricombinano le nostre esperienze, distorcendole. Le emozioni si decuplicano, i frammenti di ricordi si confondono e gli scenari vengono stravolti da stranezze che compaiono regolarmente. Per fortuna, i sogni non sono una riproduzione fedele delle nostre esperienze. Alcuni specialisti ritengono infatti che gli elementi intimi contenuti nei sogni siano rimescolati in modo più o meno casuale dal cervello oppure organizzati in modo generico per svolgere vari ruoli, per esempio ottimizzare l’apprendimento. Per altri, invece, i sogni sono un riflesso profondo della nostra individualità, che rivela il nostro reale funzionamento mentale ed emotivo. Come dice lo psicologo e psicoterapeuta Montangero, i sogni sono sempre un materiale di lavoro eccezionale. Sono come un video tratto dalle produzioni spontanee e intime della mente, un campione di pensiero incontrollato che si fa beffe delle regole, ma ricama i temi e i quadri che contano davvero per chi sogna. E Montangero è uno dei pochi terapeuti e ricercatori che hanno recentemente proposto nuove tecniche di interpretazione dei sogni, basate sulla loro esperienza clinica e su diverse teorie psicologiche. Il suo metodo, che ha chiamato DMR (Description, Memory sources and Reformulation), può essere applicato dal soggetto da solo o con un terapeuta. Secondo molti specialisti, alcuni elementi sono rappresentazioni metaforiche di qualcos’altro: se sognate uno scooter e il vostro partner ne ha uno, il veicolo potrebbe simboleggiare il partner in questione. Per difendere questa idea, si basano in particolare su questioni neurologiche: poiché la corteccia prefrontale, l’area che organizza il flusso mentale secondo regole logiche e inibisce i pensieri e le emozioni indesiderate, è poco attiva durante il sonno, e nei sogni le associazioni di idee e immagini si susseguono liberamente. I clinici citano migliaia di sogni che sono difficili da spiegare in altro modo se non metaforicamente. Lo psichiatra Ernest Hartmann, ex direttore del Centro per i disturbi del sonno dell’Ospedale di Newton-Wellesley, nel Massachusetts, e pioniere della ricerca sull’onirologia (lo studio scientifico dei sogni), cita gli incubi vissuti da persone che hanno subito un evento traumatico come un incidente o un’aggressione. A volte questi incubi non rappresentano l’evento in sé, ma un’altra scena in cui i sognatori vengono travolti, per esempio da uno tsunami, anche se non hanno mai vissuto un’esperienza simile. Secondo lo psichiatra, il cervello dà forma visiva a una sensazione di terrore e di perdita di controllo che è essa stessa il risultato di un evento traumatico. «I sogni sono un mare di metafore», dice. In generale, Ernest Hartmann ritiene che i sogni riflettano il nostro stato psicologico e possano guidarci verso ciò che è veramente importante per noi, perché la mente è «libera di vagare, creando immagini guidate unicamente dalle emozioni sottostanti e da ciò che potrebbe essere emotivamente importante». Per esempio, ha raccolto un incubo in cui i figli del sognatore venivano investiti da un’auto dopo che lui li aveva lasciati a giocare da soli; dopo aver parlato con il paziente, questo sogno sembrava chiaramente riflettere un senso di colpa associato all’impressione di non fare abbastanza in certe situazioni.

Un altro esempio tratto dalla pratica clinica di Hartmann illustra la misura in cui i sogni riflettono il nostro stato mentale: una sua paziente, che si sentiva vulnerabile, priva di fiducia in se stessa e invasa da una recrudescenza di paure infantili, sognava regolarmente di essere inseguita da squali assetati di sangue nell’oceano. Man mano che la terapia procedeva, il suo stato psicologico migliorava e i carnivori acquatici diventavano sempre meno spaventosi. Alla fine, fece un ultimo sogno su questo tema, ma con un piccolo squalo gentile che lei accarezzava sulla testa e che giocava ai suoi piedi come un cagnolino. Secondo Montangero i nostri sogni contengono tracce dei nostri pensieri e delle nostre disfunzioni personali. Individuandole, possiamo agire su di esse, correggerle e migliorarle. Per esempio, un giovane manager gli ha raccontato di aver sognato di trovarsi davanti a una porta molto stretta, dalla quale lasciava passare altre persone. Riformulata in termini più generali, come previsto dal metodo DMR sviluppato da Montangero, la frase recita così: «Mi faccio sempre da parte davanti agli altri». Il giovane si era quindi reso conto che si stava vietando di adottare un atteggiamento competitivo. Un altro paziente di Montangero raccontò di essersi arrabbiato – in sogno – con una sua collega. Nella realtà, lei si era comportata in modo inappropriato nei suoi confronti e lui non aveva osato dirle nulla. Quando ha ripensato al sogno, si è reso conto che doveva farsi valere di più e imparare a esprimere il suo malcontento. A volte i sogni possono anche svelarci le nostre convinzioni più profonde su noi stessi e sul mondo. John, cinquantenne dal temperamento ansioso, ha sognato di entrare in una casa senza suonare il campanello e di sentirsi profondamente imbarazzato. Si è reso conto che tendeva a sentirsi un intruso non appena gli altri non esprimevano esplicitamente il desiderio o il piacere di vederlo. Questa convinzione lo ha portato a ritirarsi dai gruppi che frequentava. In generale, la nostra vita sociale è onnipresente nei sogni, il che non sorprende, data la sua importanza emotiva. Non esitate quindi a usare i vostri sogni per mettere in discussione le vostre relazioni con gli altri. In particolare: vi avvicinate abbastanza agli altri o vi aspettate che siano loro a fare la prima mossa o addirittura a prendere tutte le iniziative? I sogni sono un buon modo per esplorare queste domande, perché così come tendiamo a mostrarci attivi o passivi nelle nostre amicizie quando siamo svegli, lo siamo anche nei sogni. Lo hanno dimostrato gli psicologi statunitensi Milton Harris e William Ray, in uno studio in cui una trentina di persone hanno compilato vari questionari e tenuto un diario dei sogni per un mese e mezzo. Naturalmente, queste informazioni possono anche essere il risultato dell’introspezione; i sogni non sono l’unico modo per conoscere noi stessi. In pratica, però, spesso non ci rendiamo conto di come stanno le cose e in questi casi le suggestive scene dei sogni sono un aiuto inestimabile. Diversi pazienti di Ernest Hartmann, per esempio, si sono resi conto di quanto il loro partner assomigliasse al padre grazie alle loro avventure oniriche. Il modo in cui il sogno lo aveva rappresentato? Il loro amante si era semplicemente trasformato nel loro padre. Le vie di riflessione aperte dai sogni non sono solo di interesse teorico: gli specialisti difendono l’idea che i sogni possano aiutarci a prendere decisioni e a guidarci verso grandi cambiamenti. Lo illustra un esempio riportato dalla psicologa e ricercatrice statunitense Deirdre Barrett: un giorno uno studente che stava decidendo tra diverse università sognò che stava sorvolando una mappa degli Stati Uniti e che l’aereo doveva atterrare a causa di un guasto al motore. Il ragazzo propose di atterrare nel Massachusetts, ma il pilota gli disse che era pericoloso e che c’erano luci più a ovest. Il Massachusetts era il luogo in cui il giovane viveva con i suoi genitori. Quando ci pensò in seguito, si rese conto che voleva allontanarsi dai suoi genitori trasferendosi lontano da casa, e che questo sarebbe stato un criterio importante nella sua scelta di indirizzo; il sogno lo aveva reso consapevole del suo reale bisogno di indipendenza, tanto che scelse di iscriversi in un’università di un altro Stato. La riflessione sui possibili cambiamenti è parte integrante del metodo interpretativo sviluppato dalla terapeuta statunitense Clara Hill, che si ispira a diverse scuole psicologiche. Dopo una fase di esplorazione, in cui il paziente pensa a come potrebbero essere associati i diversi elementi del sogno (eventualmente concentrandosi sulle immagini principali, se non c’è abbastanza tempo per analizzare la sequenza completa, come spesso può succedere nella pratica clinica) e una fase di insight, in cui si cerca un significato generale, si passa a una fase di azione: il paziente deve immaginare i cambiamenti che gli piacerebbe vedere nello scenario onirico e usarli per pensare a ciò che sarebbe utile cambiare nella sua vita reale. Sono stati condotti diversi studi su piccola scala sui metodi di interpretazione sviluppati da Clara Hill, Michael Schredl e Jacques Montangero: essi confermano che questi metodi hanno aiutato i loro pazienti a conoscersi meglio o a identificare cambiamenti potenzialmente interessanti. Pascale Pascherovini, dell’Università di Ginevra, ha condotto un’indagine su 15 terapeuti che hanno usato il metodo DMR. I risultati mostrano che i pazienti sui quali è stato sperimentato il metodo DMR escono di solito dalle sedute con le idee più chiare su ciò che vorrebbero cambiare nella loro vita. Esistono, tuttavia, alcune insidie da evitare nell’interpretazione dei sogni. Alcuni specialisti mettono in guardia dai dizionari universali dei simboli, che affermano che un particolare elemento è sistematicamente associato a un determinato significato. Freud ha fatto una serie di affermazioni chiare al riguardo: «Tutti gli oggetti allungati: bastoni, tronchi d’albero, ombrelli (per il modo in cui si dispiegano, paragonabile all’erezione), tutte le armi lunghe e affilate [...] rappresentano il membro virile», scriveva nel celebre L’interpretazione dei sogni. Secondo i moderni specialisti, invece, il significato metaforico è individuale. È quindi essenziale chiedersi che cosa significhi per voi ogni elemento del sogno e quali tipi di emozioni e ricordi vi siano associati. In altre parole, siete gli unici a giudicare la pertinenza di un’interpretazione. «Qualunque sia la tecnica usata, è meglio lasciare al sognatore l’ultima parola», afferma Ernest Hartmann. «Una meravigliosa interpretazione che ha perfettamente senso per l’analista o il terapeuta ma non per il paziente è inutile»

Ernest Hartmann raccomanda di «imparare dai sogni, sì, ma guardandosi dalle certezze». Non esiste un consenso scientifico sull’interpretazione dei sogni, e lo stesso sogno ha molte origini possibili. Avete sognato una palla di lava fusa che vi inseguiva e vi raggiungeva? Forse è una rappresentazione metaforica di una sensazione di perdita di controllo nella vostra vita, semplicemente un segno che avete la febbre…

In un sondaggio on line condotto su 164 persone, i ricercatori tedeschi Michael Schredl e Daniel Erlacher hanno dimostrato che i sogni includono più percezioni di temperatura (come nell’esempio della palla di lava fusa) quando si è malati. Ciò è senza dubbio dovuto al ricordo di sensazioni termiche insolite provate da svegli o alla percezione della febbre durante la notte, che porterebbe il cervello a immaginare vari scenari onirici per giustificarla.

I sogni non devono dunque essere considerati come verità assolute inviate dal nostro inconscio, ma piuttosto come fonti di ispirazione da analizzare al risveglio. Al di là della loro interpretazione, lo psichiatra ci invita ad ammirare i nostri sogni come fossero opere d’arte, perché sono il prodotto dello stesso processo: «Una ricombinazione di vecchi materiali in un modo nuovo, guidata dall’emozione». Quindi, quando andate a letto, non dimenticate di approfittare del piccolo studio d’artista in cui entrate ogni notte.

I sogni premonitori esistono?

Moltissime persone credono nei sogni premonitori. E non si tratta certo di una novità dei nostri tempi: se si sogna di bere birra calda, significa che presto si soffrirà, come spiega Chester Beatty III, uno dei più antichi manoscritti su papiro, datato agli inizi del III secolo, e senza dubbio il più antico trattato conosciuto sull’interpretazione dei sogni. Se invece sognate una morte violenta, non fatevi prendere dal panico: è segno che sopravvivrete alla morte di vostro padre, secondo la stessa fonte. Nel 2013 la neurologa Isabelle Arnulf ha testato sperimentalmente il potere predittivo dei sogni in un caso molto specifico: gli esami universitari. Con la sua équipe ha dimostrato che il 60 per cento degli studenti di medicina sogna l’esame il giorno prima di sostenerlo, di solito in modo negativo: la sveglia suona, sono in ritardo, dimenticano la tessera universitaria, non conoscono le risposte giuste… Ma questi disastri onirici non si sono mai verificati realmente, anzi: questi studenti hanno ottenuto in media mezzo punto in più rispetto a quelli che non avevano sognato l’esame. Più che prevedere il futuro, i sogni sembrano dunque simularlo: ogni notte creano innumerevoli scenari attingendo alla nostra vita quotidiana. I sogni sono un «progetto per il domani», scrive l’etnopsichiatra Tobie Nathan. Alcuni specialisti ritengono che queste simulazioni ci aiutino ad affrontare le minacce e le sfide della vita reale: possiamo scommettere che la persona che ha sognato di aver dimenticato la carta di credito ha controllato due volte che fosse nel portafoglio quando si è svegliata… Resta il fatto che, a causa di tutte le infinite possibilità che possono rappresentare, è inevitabile che i sogni a volte si avverino, ed è forse per questo che in molti li considerano premonitori. Non sorprende, in particolare, che molti sogni preannuncino la morte, perché i dati sono chiari: noi sogniamo e molte persone muoiono. Lo psicologo e matematico Nicolas Gauvrit ha fatto i conti: secondo le sue stime, negli ultimi vent’anni 72.000 sogni «premonitori» hanno giustamente predetto la morte di qualcuno nella settimana successiva.

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