Un patto tra pastori, filiera e consumatori per riconoscere all’attività pastorale la sua funzione di conservazione e tutela ambientale del paesaggio e della qualità, nutrizionale, dei prodotti. nel quale il consumatore partecipa con un acquisto consapevole, portando in tavola un prodotto sano e buono, che contribuisce a preservare il futuro di questi territori e l’attività agro-pastorale anche per le prossime generazioni.
Questa la proposta dei pastori portata avanti durante la prima assemblea del Consorzio di Tutela Agnello IGP del centro Italia tenutasi a celano lo scorso 4 maggio presieduta da Nunzio Marcelli
Il Consorzio tutela le carni di agnello del Centro Italia, prodotto tradizionale ottenuto da greggi al pascolo per almeno 8 mesi, e garantito al consumatore grazie ad un preciso sistema di tracciabilità. Negli ultimi anni, le produzioni certificate IGP hanno visto un’attenzione sempre più forte da parte dei consumatori, e l’agnello IGP ha raggiunto, nella sola Regione Abruzzo, una produzione di circa 400 tonnellate, anche grazie anche all’adozione di un QRcode che consente con immediatezza al consumatore di rilevare luogo di produzione e di trasformazione del prodotto.
Una produzione che tuttavia è ancora insufficiente a coprire il consumo regionale, ma che potrebbe tranquillamente duplicare, viste le potenzialità di foraggere disponibili sugli Appennini, offrendo una occasione di occupazione e imprenditoria con impatto positivo sul territorio, tenuto conto delle esternalità positive della conduzione tradizionale al pascolo, come dimostrano diversi studi: manutenzione del territorio, prevenzione incendi, conservazione della biodiversità e della fauna selvatica, e riduzione delle emissioni di CO2, con ricadute positive sia a livello paesaggistico che turistico.
Per attrarre giovani a questa attività sono necessari accordi di filiera e programmi di produzione: le istituzioni devono garantire che le produzioni di qualità vengano riconosciute e ricompensate, anche per il loro contributo alla sostenibilità; e la Grande Distribuzione Organizzata e la filiera in generale devono favorire accordi commerciali che garantiscano redditività agli investimenti sulle strutture, sul benessere degli animale e sul miglioramento della qualità. In questo modo i consumatori e la distribuzione potranno avere garanzie sulla qualità e la provenienza del prodotto, laddove oggi sono tenuti a ricorrere all’importazione per oltre il 60% dei consumi regionali.