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SULMONA – Un passo in avanti e due indietro. La festa del santo patrono è ormai trascorsa senza i grandiosi fuochi pirotecnici della mezzanotte, che negli ultimi anni chiudevano i festeggiamenti e senza intrattenimento nel circolo della villa comunale. Non un complesso né un evento per aggregare la folla, quest’anno più numerosa del solito, per via del clima favorevole. Tantissima gente in giro per la città, grazie anche al ponte che unisce il 25 aprile al primo maggio e il meteo che è andato in deroga all’immagine popolare del san Panfilo acquarolo. Ma nella locandina del programma, pubblicata sui social, la sezione relativa alla festa civile è ridotta al minimo. A scandire il tono è stato l’immancabile complesso bandistico, fortunatamente punto fermo della festa. Ma i sulmonesi e i turisti si sarebbero aspettati qualcosa di più. Il vulnus degli eventi rientra nell’ambito dell’avvicendamento tra parroci della basilica cattedrale di San Panfilo. Problemi di forma per i permessi del suolo pubblico e per le altre autorizzazioni ma anche di sostanza, nel senso che lo stesso vescovo diocesano avrebbe frenato la comunità nell’organizzazione della festa civile che, negli ultimi anni, seppur distante da quella più sontuosa di decenni fa, si stava man mano ricostruendo. Nel 2019, ad esempio, sul “palco naturale” della villa era arrivato il comico Nduccio. Una festa insomma ridotta al minimo tanto è che, perfino il “rituale” della porchetta, è stato sacrificato. Nemmeno il verde pubblico ha reso omaggio al santo patrono, viste le condizioni indecorose in cui si presentava un lato del polmone verde del centro storico. Fortuna che, a differenza dello scorso anno, i rappresentanti istituzionali erano al completo con tanto di fascia tricolore e cittadina in processione. Almeno quello

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